2° Premio Letterario WATERMAN

"PAROLE SUL LAGO"

 

1° premio, sez. Narrativa

Scuole Medie Superiori

 

Restina Diana Barbara

Classe 1° B

Liceo Artistico di Lovere

 

Lunedì 31 Ottobre

  

Il lago pareva un'immensa macchia d'olio, il cielo era stellato ed una coppia di anziani signori, approfittarono della bella serata per una passeggiata sul lungo lago, sotto la grande luna piena.

Ad un certo punto, un acuto urlo di terrore ruppe quel silenzio; la vecchia signora aveva gli occhi inorriditi, che richiuse subito indietreggiando. Anche il signore guardava con occhi sgranati qualcosa che galleggiava sull'acqua; era il corpo di una ragazza morta!

Era il 31 ottobre, lunedì, "pessimo modo per iniziare la settimana", pensò il tenente Stefanini, a cui assegnarono il caso, mentre scorreva il rapporto dei colleghi.

Era un uomo di mezza età, con un viso severo ed uno sguardo truce, i denti erano ingialliti dal fumo dei sigari, di cui era solito tenerne sempre uno in bocca, anche se spento, accendendolo solo quando era nervoso o riusciva a trovare qualche indizio indispensabile per la risoluzione dei suoi casi.

Il nome della ragazza era Valentina; da una prima analisi del medico legale non si riuscì a stabilire nulla di rilevante riguardo alla causa della morte, ma la cosa più strana, era il ritrovamento della ragazza in pigiama.

Il tenente escluse quasi subito l'ipotesi del suicidio, "con tutto il rispetto signore, non trova che sia un pò strano che una quindicenne se ne vada in giro di notte in pigiama, e all'improvviso abbia un arresto cardiaco?" ribattè il tenente con un certo nervosismo, alla proposta di chiudere il caso da parte del suo superiore; che decise di lasciargli una settimana a disposizione per risolvere il caso.

Il giorno dopo la morte di Valentina il tenente entrò in ufficio a passo svelto e nervoso. Circondato da una nuvola di fumo, gettò un pò bruscamente delle schede sulla scrivania, prese posto sulla poltrona e corrugando la fronte, cominciò a fissare un punto e a pensare ad alta voce: "Un'altra ragazza! Causa della morte la stessa, luogo lo stesso e stessa età!" notava, mentre confrontava le due cartellette: "hmmm... tutte e due frequentavano il conservatorio...". In fretta prese l'indirizzo della scuola e vi si diresse. Una volta lì, chiese agli insegnanti se avevano notato qualcosa di strano nelle ragazze, se erano amiche, o se avevano qualche insegnante in comune. Rispose la professoressa di canto, una donna bassa, con corti capelli rossi, tinti e due grossi occhi verdi: "le ho viste poche volte insieme, credo che si conoscessero solo di vista non penso fossero effettivamente amiche. Io ero insegnante di solfeggio di Laura" disse la donna. "Le sembrava tutto nella norma in questi giorni?" chiese il tenente. "Si, più o meno, era tutto ok! Sembrava solo molto stanca, e affaticata nel cantare", "la ringrazio, arrivederci" rispose il tenente.

Decise che fosse meglio parlare con i compagni. Chiese alla classe di Valentina; e gli amici risposero di aver visto la loro compagna, un pò assente: "durante la ricreazione se ne stava nel suo banco, quasi ipnotizzata; fissava il suo quaderno e continuava a scrivere". "Sapete cosa scrivesse sul quaderno?", "No, però abbiamo notato che utilizzava lo stesso in tutte le materie". "Grazie" disse il tenente.

Il tenente volle infine parlare col preside, per chiedergli il permesso di leggere i quaderni delle ragazze morte. Il preside acconsentì. Con grande stupore del tenente, nello sfogliare i quaderni apparve un unico simbolo, ripetuto per tutti i quaderni (il simbolo della strega n.d.r.).

Subito si diresse in ufficio, dove, grazie al suo computer fece una ricerca su quel simbolo, risultò essere un segno ritrovato dopo secoli inciso sugli alberi di un bosco dell'India. E' stato trovato anche su rocce risalenti alla preistoria, che si trovavano proprio dove ora c'è il lago di Iseo, quindi sono state conservate nei fondali del lago.

Ora il tenente aveva le idee più confuse di prima. A fare altre ricerche sul computer lasciò un poliziotto, che lavorò per tutta la notte, mentre il tenente si concedeva un riposo.

Durante la notte le sponde del lago furono sorvegliate e ispezionate da agenti in cerca di nuovi indizi.

Il mattino dopo, un pescatore trovò il cadavere di una ragazza in mezzo al lago.

La ragazza aveva 14 anni e frequentava il primo anno del liceo artistico, si chiamava Roberta.

L'agente che aveva lavorato al computer durante la notte, trovò solo quella vecchia leggenda indiana. Parlava di una strega che lanciava maledizioni alle giovani fanciulle, invidiosa dei loro talenti. Per ogni ragazza uccisa incideva con le sue unghie, su un albero o su una roccia, il suo simbolo.

Questa strega fu bruciata viva nel tardo medioevo; ma prima di morire, parte del suo spirito riuscì a reincarnarsi in un gatto che passava di lì. Per riacquistare almeno una parte dei suoi poteri, dovevano passare secoli. Lei sarebbe rimasta gatto fino alla sua vendetta, che e avrebbe fatto acquistare i talenti delle giovani sfortunate. Il suo elemento era l'acqua e riusciva ad impossessarsi delle anime vicine ad essa. Lei agiva solo nei tre giorni di luna piena. Solo dopo tre sacrifici la sua anima vendicativa sarebbe stata libera.

Dopo aver letto la leggenda trovata dal poliziotto, il tenente, accendendosi il sigaro prese le foto scattate dalla polizia al ritrovo dei tre cadaveri. Analizzandole bene si accorse di una figura nera presente in ognuna delle fotografie, la sagoma di un gatto. Com'era spiegabile? Esisteva davvero una strega assetata di vendetta? Ovviamente no! L'assassino doveva essere un maniaco, la sua razionalità gli impediva di considerare una simile ipotesi. Era stremato, aveva bisogno di trovare altri indizi. Uscì dall'edificio, incamminandosi verso le sponde del lago. Qualcosa sfiorò i suoi pantaloni, abbassò lo sguardo. Un gatto lo fissava, il pelo lucido e nero era marchiato, appena sotto il collo, da un simbolo che già conosceva...

Il sigaro gli cadde dalle labbra, sentì il battito del cuore accelerare, una sensazione di terrore lo pervase, ed un brivido gli percorse la schiena. Il gatto si allontanava, ma lui avrebbe giurato di aver visto i volti delle ragazze assassinate apparire in quello sguardo freddo e penetrante.

La sveglia suonò; il tenente Stefanini, aprì di scatto gli occhi, si voltò verso la sveglia: erano le sette di lunedì 31 ottobre!!!

 

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